La piccola Francesca in un disegno dello zio Federico con una mantellina che gli aveva regalato.

La piccola Francesca in un disegno dello zio Federico con una mantellina che gli aveva regalato.

Ciao sono Francesca, figlia di Maria Maddalena Fellini, sorella di Federico, nipote di Zio Chicco ! Come potete immaginare, ho molte cose da raccontarvi su mio Zio…….cominciamo.

Il mio nome è Francesca Fabbri Fellini ed essendo figlia della sorella Maria Maddalena sono rimasta l’unica erede per DNA del Maestro Federico Fellini.
Oltre ad essere pacificamente legittimata alla tutela del nome e dell’immagine del Maestro perché erede, sono anche l’unica ed esclusiva titolare di alcuni Marchi d’impresa costituiti dal patronimico FEDERICO FELLINI, (oltre alla sua firma) depositati in Italia ed all’estero al fine di contraddistinguere attuali e/o potenziali attività commerciali consone al prestigio ed all’immagine del Maestro e di evitare tentativi di accaparramento del potere di vendita connesso al nome FELLINI da parte di terzi.

Mi occupo pertanto del nome, dell’immagine, dell’opera del Maestro Fellini e della sua firma.

Difendere l’artista Fellini è un Mestiere.

My name is Francesca Fabbri Fellini. I am the daughter of Maria Maddalena, who was sister to the great Maestro Fellini, therefore, I am his only heiress by DNA.
Not only am I sincerely interested in maintaining and preserving the name and image of the Maestro, but I am exclusively the only holder of certain Registered Trademarks constituted of the patronymic FEDERICO FELLINI, (other than his signature) located in Italy and abroad to ultimately distinguish current and/or potential business activities who are adopting the prestige and the image of the Maestro and to avoid attempts of ownership of sales related to the name Fellini on behalf of third parties.

I maintain the name, the image, the works of the Maestro Fellini and of his signature.

Defending the artist Fellini is an Occupation.

Rimini 1973 Parco San Fortunato - Francesca sulle spalle di Zio Federico

Rimini 1973 Parco San Fortunato – Francesca sulle spalle di Zio Federico

C’erano una volta a Gambettola i Signori Ida e Urbano FELLINI,

Nonna Ida Barbiani e Nonno Urbano Fellini 1951

Nonna Ida Barbiani e Nonno Urbano Fellini 1951

rispettivamente Mamma e Papà di Maria Maddalena, Riccardo e di un certo Federico…..

I Fratelli FELLINI : Riccardo, Maddalena e Federico

I Fratelli FELLINI : Riccardo, Maddalena e Federico

 

Foto di Fellini da giovane con dedica alla mamma

Foto di Fellini da giovane con dedica alla mamma

 

Federico Fellini - Francesca Fellini piccola sulle ginocchia - a fianco Ida Barbiani Mamma di Federico - in piedi Maria Maddalena sorella di Federico e Mamma di Francesca

Federico Fellini – Francesca Fellini piccola sulle ginocchia – a fianco Ida Barbiani Mamma di Federico – in piedi Maria Maddalena sorella di Federico e Mamma di Francesca

 

Federico Fellini la piccola Francesca e lo sceneggiatore Tonino Guerra a Rimini ai tempi della lavorazione del film Amarcord (1973)foto di Davide Minghini

Federico Fellini la piccola Francesca e lo sceneggiatore Tonino Guerra a Rimini ai tempi della lavorazione del film Amarcord (1973)foto di Davide Minghini

 

Disegno di Gelsomina

Disegno di Gelsomina

 

Fellini come disegna il Grand hotel di Rimini

Fellini come disegna il Grand hotel di Rimini

 

Francesca Fellini con il ritratto di suo Zio Federico

Francesca Fellini con il ritratto di suo Zio Federico

Francesca con Roberto BEGNINI

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“C’era una volta…”

Capire da dove veniamo è capire un po’di più, un po’ meglio noi stessi e il mondo intorno a noi.

Quante volte ci capita di domandarci, chi siamo? Così frughiamo nei nostri pensieri,nelle nostre passioni. Insomma un ritorno alle proprie origini, quelle radici che non si vedono: si sentono, si amano.

Mi chiamo Francesca Fabbri Fellini, figlia di Maria Maddalena Fellini, sorella di Federico.

Saltando sui rami del mio albero genealogico, cercherò di raccontarvi dove comincia la strada di un piccolo genio, figlio di una casalinga e di un commesso viaggiatore.

A Rimini, il20 gennaio del 1920, alle ore 21.30 in una serataccia con tuoni, fulmini, pioggia violentissima, vento, mare in burrasca, nell’appartamento dei Fellini, in viale Dardanelli 10, grazie ad un medico condotto, nasce in salute un bel maschietto, proprio mentre un tuono squassava la casa.

Il suo nome sarà Federico.

Una circostanza curiosa fa sì che mentre nasce, al Politeama Riminese sta recitando nella tragedia ‘Glauco’ di Ercole Luigi Morselli, il giovane attore, Annibale Ninchi, che molti anni dopo, interpreterà la parte del padre di Mastroianni ne “La dolce vita” e in “8 1/2”.

Il destino ha voluto così che, accanto alla culla del futuro Maestro del cinema mondiale, ci siano a breve distanza due padri: Urbano e Annibale, quello della realtà e quello della fantasia.

Ma chi erano i miei Nonni?

Nata a Roma, quartiere Esquilino, il 4 novembre del 1896, Nonna Ida è figlia di Riccardo Barbiani e Maddalena Leali: il mio Bisnonno è socialista, commerciante all’ingrosso di uova, capelli neri e baffi rossi, la mia Bisnonna è romana di sette generazioni.

La storia del matrimonio dei miei Nonni è una specie di fiction che la Nonna mi narrava quando ero piccolina, come se fosse una favola, per farmi addormentare.

Nato nel 1894, Nonno Urbano è il più giovane dei 5 figli di Luigi Fellini e Francesca Casalini, piccoli proprietari agricoli di Gambettola, paese vicino a Cesena.

Prima di compiere vent’anni, rendendosi conto che dov’era nato c’era poco lavoro, decise di emigrare in Belgio, e allo scoppio della prima guerra mondiale, preso dai tedeschi, fu spedito a lavorare nelle miniere(dove si ammalò di cuore).

Di ritorno dal Belgio, si ferma a Roma, trovando un impiego come garzone fornaio presso il Pastificio Pantanella,via Casilina.

Roma : Pastificio Pantanella in piena attività sulla destra della foto

Roma : Pastificio Pantanella in piena attività sulla destra della foto

Nella capitale s’innamora, ricambiato della bella signorina Ida.

Fin da principio non hanno granché in comune: campagnolo lui, cittadina lei, lui costretto a lavorare per vivere, lei benestante.

Sono di carattere opposto e tali resteranno per tutta la vita: il nonno è estroverso, spiritoso, conviviale; la nonna è chiusa e di costumi austeri.

In casa dei miei Bisnonni Barbiani dove il pretendente è subito malvisto si pensa che Ida potrebbe trovare di meglio.

Nonostante le titubanze, la nonna sedotta dalla simpatia e dal bel aspetto di Urbano, non rinuncia e si lascia trascinare in una romantica fuga nella casa paterna del nonno,a Gambettola, alla quale seguirà il matrimonio.

I rapporti della Nonna con la sua Famiglia di origine ne risultano irrimediabilmente compromessi, forse anche per la scomparsa prematura della mia Bisnonna Maddalena che si spegne di febbre puerperale a soli 39 anni dopo aver avuto 11 figli.

E’ difficile per la Nonna cancellare dentro di sé l’amarezza di chi ha osato troncare di netto le proprie radici affettive, e da parte dei Barbiani nessuno farà mai un gesto di pace risolutivo verso mia Nonna Ida, considerata per quell’ epoca, una ragazza debosciata, e quindi da diseredare.

Verso la fine del ‘19 i miei Nonni si trasferiscono da Gambettola a Rimini, dove Urbano inizia l’attività di viaggiatore di commercio di generi alimentari.

FELLINI_Casa dei Bisnonni a Gambettola_002

Avendo un tratto gioviale, che ispira fiducia lo battezzarono “il Principe dei Commercianti”.

Il Nonno non riusciva a capire perché Federico non aspirasse a seguire il suo mestiere.

Ma una volta lo Zio Chicco mi raccontò: ”Sai Franceschina, un giorno mentre mi trovavo con due produttori che portavano catene d’oro e anelli ai mignoli e profumavano di lozione dopobarba mi resi conto che, dopotutto contro la mia volontà, stavo seguendo le orme del Nonno. La vita mi aveva costretto a fare il venditore di forme di parmigiano come lui, solo che io le chiamavo film, e i produttori ai quali volevo vendere quei film non percepivano ciò che io consideravo i miei potenziali capolavori con la stessa ricettività che i clienti del Nonno dimostravano nei confronti del suo olio o del suo prosciutto.”

Dovete sapere che mancò poco che l’albero genealogico della mia famiglia non si arricchisse affatto, ovvero che Federico non nascesse.

Come agricoltori benestanti i vecchi Fellini (Luigi il nonno, Francesca la nonna) a Gambettola avevano le bestie nella stalla, il carro, il calesse.

Un giorno per poco non accadde una disgrazia.

Luigi accompagnava sul calesse la nuora Ida, che era incinta del primogenito. Il cavallo trottava. Luigi, per far divertire la giovane sposa del figlio, lo fece correre. Il calessino si ribaltò. La gestante fece un gran salto e per fortuna non si fece niente.

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Lo zio Chicco diceva di Gambettola:

“A Gambettola, nell’entroterra romagnolo, ci andavo d’estate. Mia nonna Francesca teneva sempre un giunco nelle mani, col quale faceva fare agli uomini certi salti da cartone animato. Insomma, faceva filare gli uomini presi a giornata per lavorare il campo. La mattina si sentivano risatacce e un gran brusìo. Poi, davanti a lei che appariva, quegli uomini violenti assumevano un atteggiamento di rispetto, come in chiesa. La nonna, allora, distribuiva il caffelatte e si informava di tutto. Voleva sentire il fiato di Gnichéla, per scoprire se aveva bevuto la grappa: e questi rideva, dava gomitate al vicino, per il pudore, diventava un bambino.

Mia nonna era come le altre donne romagnole. Una di queste, tutte le sere, andava all’osteria a prendere il marito ubriaco e lo caricava sopra una carriola per condurlo a casa (scena vista nel film “I Clowns”). Lui si chiamava Ciapalòs, che non è un nome greco, ma vuol dire “prendi l’osso”. Una sera, l’uomo se ne stava con le gambe penzoloni fuori dalla carriola trascinata dalla moglie, in uno stato di beata mortificazione, dopo aver sopportato il dileggio generale. Quella sera, io incontrai gli occhi dell’uomo, sotto il cappellaccio.”

Qual è il più bel complimento che un figlio può fare a sua madre? Federico l’ha scritto di suo pugno in una dedica, su una fotografia di molti anni fa: ”Alla mia Mammona che ebbe la bellissima idea e la grande originale trovata di mettermi al mondo”. Allora aveva 20 anni.

La Nonna mi ha sempre raccontato che Federico sognava da grande di diventare burattinaio.

A 8 anni gli comprarono un teatrino. S’inventava un’infinità di storie, muovendo i burattini. Era lui che ideava i completini delle maschere.

Uno dei dolori più grandi per Federico è stata la morte del padre nel ’56. Se gli chiedevi del Nonno diceva che il primo ricordo che gli veniva in mente era la stazione: il nonno che saliva sul treno, il ferroviere col berrettino a visiera che chiudeva uno dopo l’altro gli sportelli, Urbano che si affacciava al finestrino e restava lì a salutare mentre il convoglio con un gran scossone di vagoni schiodati si metteva in moto. Le stazioni, i viaggi nella memoria, le partenze, gli addii, la nostalgia i ritorni tutto questo è Federico grazie anche ad un padre viaggiatore di commercio inquieto e festoso che riappariva pieno di regali capaci di eccitare la fantasia di un bambino.

Mia Mamma Maddalena raccontava che Urbano era un papà molto simpatico, faceva sparire le monete con piccoli giochi di prestigio, raccontava storielle e aveva sempre le tasche piene di caramelle da regalare a tutti i bambini. Si commuoveva facilmente bastava che i figlioli prendessero un bel voto a scuola e gli occhi gli diventavano lucidi. Il Nonno tra le pareti domestiche, mi raccontava sempre la Nonna, era solito stare in maniche di camicia, col gilet, un lungo bocchino con la sigaretta, seduto davanti alla sua macchina da scrivere a rispondere alla posta. Quando tornava dai viaggi e veniva a sapere delle mascalzonate di Federico e Riccardo, annunciava provvedimenti terrificanti per dar soddisfazione alla nonna tipo: ”Mi mangio la macchina da scrivere, mi mangio il tavolo, mi mangio l’ombrello”.

Alcune di queste scene lo Zio Federico le ha raccontate magistralmente in “Amarcord”.

Credo sia emozionante riportarvi quello che mi raccontò, in merito ad una seduta spiritica alla quale aveva partecipato, a Treviso.

Il medium con voce soffiata cominciò a raccontare episodi dell’infanzia di Federico che solo il padre Urbano poteva conoscere, invitandolo poi a fargli una domanda. E Federico chiese: ”A che cosa può assomigliare la condizione di quando termina la vita?”

La risposta fu molto suggestiva: ”E’ come quando in treno di notte, lontano da casa, pensavo a voi, in una specie di opaco dormiveglia, di semincoscienza, col treno che mi portava sempre più lontano.”

Credo che l’unico fermo immagine di un bilancio della sua vita, Federico l’abbia vissuto a 70 anni in Giappone.

Correva l’anno 1990 e con zia Giulietta si era recato a Tokio per ricevere il più alto riconoscimento internazionale nel Mondo delle arti: il Praemium Imperiale.

La motivazione del premio sottolineava come ”il suo contributo decisivo al progresso dell’arte cinematografica è stato sempre unanimemente riconosciuto.”

In quell’occasione incontrò due imperatori: quello vero, Akihito, che lo accolse nella sua residenza ufficiale, Palazzo Akasaka; e il collega Akira Kuroswa, soprannominato, imperatore del cinema giapponese, che lo invitò a mangiare sushi, al famoso ristorante Ten Masa, seduti su un tatami, scalzi.

Fu proprio allora che lo Zio Chicco, ripensando anche alle parole che disse l’imperatore Akihito : …”Ecco questo premio che io Le do in nome di una moltitudine invisibile”, fece questa riflessione : ”Certo che come figlio di un commesso viaggiatore, oriundo di Gambettola, non posso proprio lamentarmi del cammino che ho percorso.”

84th Annual Academy Awards - Arrivals

Qui di seguito, un bellissimo biglietti di ringraziamenti che mi disegnò mio Zio Chicco quando avevo cominciato a lavorare come giornalista ….chissà forse sapeva già che gli avrei dedicato questo blog…..

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